home > le cortigiane

Il ridotto era un luogo dove le persone potevano giocare d'azzardo e divertirsi con le cortigiane. Fin dal '500 al loro interno scoppiavano risse talmente cruente che nella seconda metà del '700 si decise di chiuderli. Da questa chiusura ne guadagnarono i casini, più piccoli e meglio gestibili. In quel periodo, fino alla fine della Repubblica se ne contarono 136.


Veronica Franco

Veronica Franco, chi era costei? Nata a Venezia nella metà del '500 è rimasta nei secoli il più "nobile" esempio di cortigiana veneziana. Si sposò da giovanissima ad un medico e si dette presto alla carriera. La sua casa, a S.Maria Formosa era frequentata da musicisti, pittori e nobili.

Nella sua casa si eseguivano concerti di musica, dibattiti di filosofia e letture di poesie. 

Veronica era famosa anche all'estero. Durante un banchetto in onore del futuro re di Francia, Enrico III, ebbe l'onore di essere portata nuda su di un enorme piatto da portata.

All'età dei quarant'anni volle cambiare vita e, con l'aiuto di alcuni patrizi, fondò la "Casa del Soccorso" ai Carmini, dove si accoglievano le cortigiane che volevano "cambiare vita". Da lì uscivano monache, donne da sposare o ottime lavoratrici.

Le cortigiane

Il censimento del 1509 ne ha contato 11.164. In una città cosmopolita come Venezia, con un gran passaggio di "foresti" il fenomeno delle cortigiane era tollerato se non incentivato. Oltre al commercio delle spezie orientali, del sale e delle stoffe, un capitolo molto importante dell'economia veneziana era costituito da ciò che oggi chiameremmo turismo. Per attrarre questa clientela, la Serenissima si era accaparrata un gran numero di reliquie preziose. Ma siccome gli uomini d'affari e i pellegrini non vivevano di puro spirito, la prostituzione fioriva.

Nella prima metà del '300, le cortigiane venivano obbligate ad abitare in un quartiere vicino a Rialto chiamato "il Castelletto" e un po' più in là "alle Carampane" (vedi nota a lato). Alla sera, dopo la terza campana, dovevano rientrare a casa pena una multa e 10 frustate come pure 15 frustate era la pena per avvicinare uomini nel periodo di Natale, della Pasqua e altri giorni sacri. Non potevano frequentare le osterie e potevano girare per Venezia solo di sabato. In ogni casa c'era la "matrona", la direttrice che teneva la contabilità e pagava le tasse.

C'erano due categorie di cortigiane: quelle di basso rango che vivevano in casa malsane e che erano frequentate dal popolino e quelle d'alto rango. Queste cortigiane erano invidiate soprattutto dalle nobildonne, schiave di mille regole, per la libertà che esse godevano e per le importanti amicizie che potevano assicurarsi. I loro abiti sono elegantissimi, famose sono le loro chiome biondo-rossastro, il famoso rosso Tiziano, spesso si dimenticano di mettersi i fazzoletti da collo gialli imposti dal Consiglio dei Dieci perché tra i loro frequentatori non mancano alti magistrati della Repubblica.










Oltre che al "Castelletto" le meretrici avevano dimora anche dalle parti di San Cassiano ed esattamente nelle case di proprietà della nobile e antica famiglia Trapani. Da Cà Rampani il termine "vecchia carampana" per dire vecchia prostituta.

La zona delle Carampane arrivava fino al ponte delle Tette. Da sopra questo ponte si affacciavano le meretrici con i seni scoperti per allettare i passanti. Era, si dice, un'imposizione fatta dal governo per "distogliere gli uomini dal peccare contro natura". Il problema della sodomia era molto sentito a Venezia soprattutto nel '500. Ogni venerdì si doveva raccogliere il collegio dei deputati ad inquisire sopra i sodomiti. I medici e i barbieri, chiamati a curare qualche uomo o anche qualche femmina, avevano tre giorni per denunciare all'amministrazione le loro "confidenze amorose". Gli omosessuali venivano impiccati nelle due colonne della piazzetta di S. Marco e poi bruciati.